Massimo Ghini al Parioli con “Noi Giuda”

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“Noi Giuda”. Un titolo impegnativo, che invita subito a una riflessone. Giuda è diventato il prototipo del traditore e dell’uomo ambiguo. Se ci si pensa bene ad essere ambigua è un po’ tutta la vicenda che lo lega indissolubilmente a Gesù. Giuda è l’umano con le sue infinite contraddizioni. Gesù è il divino con la sua perfezione, però, a livello narrativo, il tradimento è indispensabile alla morte di Gesù e alla diffusione della parola di Dio. Giuda è quindi in un certo senso anche l’esecutore del disegno divino. Verrebbe quasi da dire che impersonifichi un ruolo funzionale allo svolgersi dei fatti. Un tassello che serve al racconto. Tra le tante domande che ci si può porre, per esempio, c’è se si possa eseguire la volontà divina e allo stesso tempo essere colpevoli? Possiamo davvero considerare Giuda come siamo abituati a fare da secoli? Sono alcune riflessioni a cui invita lo spettacolo con Massimo Ghini, scritto e diretto da Angelo Longoni, che sarà in scena dal 15 al 26 maggio al Teatro Parioli Costanzo. Ebbene, oggi Giuda, stanco della reputazione di cui soffre da due millenni, ritorna tra noi per dire la sua e lo fa con il linguaggio e gli strumenti dei nostri giorni, in una impossibile e fantasiosa “conferenza”. Dirà cosa pensa dei famosi trenta denari, della sua iniziale speranza in un Messia liberatore e ci parlerà di un suo Vangelo. Giuda sa essere ironico, a volte tenero. La tradizionale malvagità attribuitagli non fa per lui. Gli è più congeniale l’indagine da investigatore e la ricerca delle contraddizioni narrative e di un movente credibile per difendere la propria reputazione. L’ironica assurdità della situazione, si fonda sempre sui fatti, su una visione rispettosa della fede e su una documentazione accuratamente controllata. Giuda non accetta di essere il simbolo di coloro che hanno crocifisso Gesù, desidera una riabilitazione.