di Luisa Di Maso
Instagram @luisa.di.maso
Trovare la meta dentro se stesso è l’ambizione del solitario che rifugge la frenesia della vita di ogni giorno. Necessita di coraggio la scelta di abbandonare tutto, l’idea intrepida vagheggiata che si fa progetto e attuazione. Dolci in prima battuta i luoghi che accolgono il temerario in solitudine, le montagne sul finire dell’estate ad esempio, il difficile è trascorrerci il tempo vuoto dell’inverno, quando fa buio presto e i rumori, i fruscii, e i versi degli animali popolano i boschi intorno. La solitudine, prigione per alcuni, è prospettiva benefica per altri.
In “La donna degli alberi” è una donna a decidere di trasferirsi nella baita di famiglia, in un luogo imprecisato, il Monte, dove ha trascorso l’infanzia.
“Lascio la mia vita, per costruire un nuovo pezzetto di terra da abitare, da seminare e far fiorire. Imparo a stare, senza rimpianti, senza voler essere continuamente altrove. Questo è il mio onesto patto da onorare. Il mio piccolo contributo.”
Nella casa appartenuta ai suoi genitori echeggiano gli insegnamenti della madre e del padre, ritorna l’abilità nel tagliare la legna, costruire oggetti con materiale di recupero, mentre gli animali del bosco superano la naturale diffidenza per avvicinarsi a lei, umana amica.
Sul Monte la donna, il cui passato è sconosciuto al lettore, vive alla giornata, ponendo la sua attenzione alla natura, alle piccole cose, all’essenziale, frequentando persone del luogo che incarnano lo straniamento dalle vicende cittadine e il perfetto stile di vita alpestre, fatto di semplicità e saggezza antica: lo Straniero, la muta Guaritrice, la Rossa, la Benefattrice dai nomi e connotati fiabeschi.
“La donna si è tolta il cappello scoprendo un batuffolo grigio di filigrane e un volto leale occupato da rughe che raccontavano di espressioni perdute. Mi ha tirato per un braccio accanto alla fiamma (…) mi ha strofinato l’unguento sulla ferita che le avevo mostrato, e poi siamo rimaste lì, in un silenzio che non portava imbarazzo, ad aspettare che il dolore passasse. Così ho conosciuto la Guaritrice, come da sempre la chiamano in paese, nell’attesa interminabile fra una tempesta e l’altra.”
In solitudine la donna ritrova la forza d’animo, la volontà caparbia di “fiorire e risorgere”.
“Tutti quelli che negli anni mi hanno fatta sentire sbagliata e mi hanno tolto il sorriso hanno fallito, la mia meravigliosa condanna è pensare che il bello debba ancora venire.”.
In “La donna degli alberi” Lorenzo Marone si mette alla prova con un romanzo diverso dagli altri, lirico e introspettivo, lo fa scegliendo di raccontarci una storia dalla trama semplice, quasi attuata per sequenze d’immagini, dal ritmo dolce e lento e dando voce a un personaggio femminile forte e determinato. La narrazione ricercata, intima, arriva diretta al cuore del lettore.
La donna degli alberi
Lorenzo Marone
Feltrinelli