di Luisa Di Maso
Instagram @luisa.di.maso
Raccontare la vita senza retorica, finzione, pudore è quello cui, Michela Murgia, ci ha abituati. Difficile separare la lettura di questo romanzo dalla vicenda personale dell’autrice che di recente ha svelato la sua malattia. E di malattia, crolli di certezze, squilibrio emotivo, isolamento si parla, tra l’altro, in questo libro che sembra essere una raccolta di racconti ma che invece è una storia di vite, che a volte s’intersecano, a volte no, colte in brevi archi temporali. Non sembra esserci ordine nelle vicende, solo dettagli, flash che rimandano all’uno o all’altro personaggio già incontrato. Lo stesso episodio introduttivo ci offre, quasi come una dichiarazione d’intenti, la chiave di lettura.
“Le tre ciotole rimettevano a posto tutte le gerarchie tra stomaco e cervello. Potevo prendere il cibo da una sola o da tutte, senza un ordine preciso. Potevo svuotarle in un colpo solo o consumarle a tappe all’ora che preferivo, bastava che a fine giornata tutte e tre fossero vuote…”
La libertà di espressione è forse il cardine attorno al quale ruotano i temi e i modi in cui sono raccontati; d’altronde Murgia ha più volte dichiarato, adesso più che mai, di voler parlare senza limitazioni.
Quale tabù, ad esempio, è più radicato di quello della donna che, in quanto tale, debba amare i bambini? Un episodio lo racconta e lo smentisce con una tale forza e ironia, che è piacevole tornare indietro per rileggere e meglio goderne.
“Il migliore degli anticoncezionali sono i figli degli altri. (…) Prima dei dodici anni non li voglio proprio vicini, ne va della mia salute mentale. Se un bambino piange all’improvviso, mi paralizzo come un coniglio abbagliato dai fari e non riesco più a pensare finché non smette. La frigna degli infanti mi fa lo stesso effetto che alcuni subiscono da un’unghia sulla lavagna e in molte situazioni è una questione invalidante, per esempio in viaggio e in generale nei posti chiusi da cui non posso scegliere di scappare. Se uno mi vuole male, deve mettermi su un aereo seduta vicino a un bambino.”
“Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi” è un romanzo originale che spinge il lettore a scavare in profondità per scorgere l’assonanza emotiva con se stesso.
La narrazione emancipata, efficace, sembrerebbe sfilacciata, ma è quel tocco che rende questo scritto piacevolmente alternativo. La prosa è schietta e delicata allo stesso tempo. I personaggi regalano sorrisi e tante riflessioni per analogia su ciò che siamo, mostriamo, nascondiamo, su quello che vorremmo essere.
Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi
Michela Murgia
Mondadori