La recensione – “L’arminuta” di Donatella Di Pietrantonio

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di Luisa Di Maso

Instagram @luisa.di.maso

Una famiglia comune, padre carabiniere, madre credente praticante, figlia tredicenne, una casa di fronte al mare. Benessere del ceto medio. Abruzzo anni ’70 del 900.

La ragazzina, con una sacca di scarpe e una valigia, bussa alla porta di una casa sconosciuta e tutto assume i contorni di una vicenda inspiegabilmente assurda. Il ritorno alla madre vera è il ritorno alle origini umili, alla povertà, alla mancanza di tutto. Il dolore si annida sottopelle assieme a tutte le risposte mancate e fa i conti con la nuova appartenenza.

“Verso sera sono rientrati i ragazzi più grandi, uno mi ha salutata con un fischio, un altro non si è nemmeno accorto di me. Si sono precipitati in cucina sgomitando per accaparrarsi i posti a tavola, dove la madre ha servito la cena. Si sono riempiti i piatti tra schizzi di sugo, al mio spigolo è arrivata solo una polpetta spugnosa sopra un po’ di condimento. All’interno era chiara, di mollica vecchia bagnata e rari grumi di carne. Abbiamo mangiato polpette di pane con altro pane intinto nella salsa, per occupare lo stomaco”.

L’ arminuta, la “ritornata o restituita” nel dialetto abruzzese, è l’appellativo che i compaesani affibbiano alla ragazzina, che fatica a sentirsi parte della nuova famiglia, di fatto originaria, e della comunità. Per fortuna c’è Adriana, la sorella minore, che è la prima ad accoglierla e che a lei si legherà con tutto il vigore e la gioia di un rapporto di amicizia nascente tra femmine, in mezzo a fratelli maschi.

“Sul pianerottolo mi ha accolto l’odore di fritto recente e un’attesa. La porta non voleva aprirsi, qualcuno dall’interno la scuoteva senza parole e armeggiava con la serratura. (…) Dopo lo scatto metallico è apparsa una bambina con le trecce allentate, vecchie di qualche giorno. Era mia sorella ma non l’avevo mai vista. Ha scostato l’anta per farmi entrare, tenendomi addosso gli occhi pungenti. Ci somigliavamo allora, più che da adulte.”

Un passato duplice, quello esistito e quello mancato, si conficca negli interrogativi dell’adolescente che sopravvive all’abbandono, aggrappandosi alla sorella, alle vecchie frequentazioni, ai ricordi, allo studio. Ciò che colpisce è il silenzio degli adulti che posticipano spiegazioni e che trattano come merce la giovane vita.

“Dopo le mie lettere senza risposta, dovevano esserci stati nuovi accordi che non conoscevo. Al sabato la madre del paese era tenuta a consegnarmi una piccola somma, proveniente chissà come da quella del mare. (…) Credevo di ricevere insieme alle monete il calore del suo palmo, conservato nel metallo delle cento lire, quasi che davvero le avesse toccate.”.

L’Arminuta è un romanzo intenso, toccante, privo di inutili formalismi di scrittura, che arriva schietto in profondità.

Bellissimo.

L’ arminuta

Donatella Di Pietrantonio

Einaudi