La recensione – “Quattro elementi” di Cesare De Seta

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di Luisa Di Maso

Instagram @luisa.di.maso

“Quattro elementi”, una lettura, bella, avvincente, da mozzare il fiato! Un libro come pochi questo di De Seta, pubblicato anni fa, ma attualissimo sia nel contenuto, sia nel modo in cui è scritto. Quattro sono i protagonisti, le cui vicende s’intrecciano attorno alla sparizione di un bambino su un treno: Giovanna giovane operaia, Irene ricca e borghese, Giorgio, ragioniere, Voijslav immigrato serbo dal passato oscuro.

“Si sentì un brivido correrle per la schiena: il bimbo non c’era! Certo il pupo non poteva essersi mosso da solo, lo disse all’uomo che era sulla porta e continuava a chiederle il biglietto. Senza pensarci due volte si diresse nel corridoio, buttò lo sguardo di qua e di là e s’accorse che non c’era nessuno (…) Il bambino sembrava sparito, dileguato.

La storia è cruda, spietata, arriva in profondità, il ritmo è al cardiopalmo.

Ciò che colpisce più di ogni altra cosa è la descrizione accurata dei quattro personaggi, attraverso il loro accostamento originale agli elementi naturali: aria, acqua, fuoco, terra. La narrazione è robusta, ben congegnata, gli incastri narrativi tali da accompagnare il lettore quasi per mano. La sensazione che si ha è di addentrarsi in un tunnel sempre più oscuro, dove l’ossessione, la lucidità malata, la tensione attanagliano chi legge. Non da subito però, la prima parte del libro è narrata con l’intenzione di offrire al lettore l’antefatto della storia, andando a scavare nella vita delle due donne, Giovanna e Irene.

Poi, via via, le situazioni tragicomiche di inizio libro evolvono in parossismo articolato, crudele e complesso.

“Le venne in mente che quando era piccola di domenica sua madre la portava alle giostre sempre con lo stesso amico, lo zio lo chiamava, che la faceva salire su tutti i trenini che voleva, per delle ore: una volta non vide più la mamma e lei aveva pianto fino a quando non avevano fermato la giostra e chiamato a lungo sua madre con l’altoparlante. Quando tornò era molto più arrabbiata che spaventata (…) le raccomandò, con un’aria sempre più infuriata, di non dire nulla a papà di quanto era accaduto.”

“La sua capacità di insinuarsi, di mimetizzarsi, di muoversi come aria si rivolse contro se stesso: come se un suo doppio, del tutto identico a lui, gli rimproverasse una colpa non commessa e gli muovesse un’accusa alla quale non era capace di far fronte. Una forma perversa di sdoppiamento, forse una vera e propria schizofrenia lo mise in ginocchio.”

Cesare De Seta scrive benissimo; è attento osservatore della natura umana, ciò si evince dall’abilità che mostra nel raccontare la vita anche negli aspetti più biechi e nascosti.

Una storia così meritava più ampia diffusione.

Quattro elementi

Cesare De Seta

Avagliano editore