La recensione – “Il libro delle case” di Andrea Bajani

242

di Luisa Di Maso

Instagram @luisa.di.maso

La suggestione crea incanto tra le pagine di questo libro, che rimane appiccicato addosso a lungo. L’identità mutevole del protagonista, l’universalità dei personaggi identificati come Io, Madre, Padre, Sorella, Moglie… riguardano il lettore molto da vicino.

Si dice di una persona cara, necessaria, “tu sei la mia casa”, Bajani racconta il protagonista Io attraverso le tante case da lui abitate, case che lo definiscono come in un gioco di specchi.

E in ogni casa ciò che colpisce è il contrasto della luce con il buio; luce naturale o artificiale che sia, obliqua oppure diritta, a precipitare da un cielo alto, in un cortile, o da una lampadina del soffitto, su un tavolo della cucina. Nel buio o nelle losanghe di luce delle abitazioni si percepisce il silenzio, talvolta invece, il grido roboante dell’inquietudine e dell’insoddisfazione.

Nella casa del sottosuolo, abitazione dell’infanzia, sotto il livello della strada, io compie i primi passi.

“In quella oscurità (…) gli oggetti e il mobilio spingono le loro ombre sul pavimento, sconfinano, allagano l’appartamento; salgono sui tavoli, sui davanzali, sulla cesta di frutta di ceramica sempre esposta al centro della tavola. Io impara a muoversi tra quelle ombre, a calpestarle, a esserne travolto. Gattonando per la casa, a volte scompare dentro un’ombra, o lascia fuori solo una mano, oppure un piede che se ne stanno abbandonati nel chiarore: Io viene fatto a pezzi dall’oscurità, lascia pezzi di sé sopra il tappeto.”

Gira anche una tartaruga nella casa del sottosuolo, anche l’animale ha un suo nome universale: Tartaruga, che possiede la sua casa.

Sono scene, quelle descritte meticolosamente, scene di vita, senza nesso temporale, sta al lettore intrecciare i fili della narrazione che si snoda in una trama avvincente, non scontata, che ripercorre gli anni di vita di Io, dalla giovane età alla maturità dell’uomo adulto, scrittore.

Un romanzo apparentemente distaccato, in realtà intimo, poetico.

“La signora con i capelli rossi li precede in una sala. Ancheggiando, agita i rombi cuciti sulla gonna; Io li guarda da dietro, sono aquiloni che volteggiano dentro un cielo gonfio di tessuto”.

La casa dei ricordi fuoriusciti, infine, conduce fuori dallo spazio della memoria.

“Quello dei ricordi sfuggiti alla memoria di Io ora è solo un cimitero profanato (…). Accetterà di averli perduti, li darà per mai successi, pronuncerà il pronome Io accettando che la finzione è la conseguenza di una scelta. Io non vedrà dunque questo paesaggio cosparso di relitti e sabbia, la discarica dei ricordi che non hanno trovato il loro posto in nessuna delle case in cui ha abitato, relitti in fondo al mare mentre sopra, in superficie, transitavano altre navi.”

La menzogna non si esclude laddove si ritiene che un ricordo possa essere riaffiorato falso, edulcorato, manipolato.

Un libro originale, metaforico, costituito di capitoli brevi, vitale, pulsante, bellissimo!

Consigliato a chi non ha paura di uscire fuori dagli schemi.

Il libro delle case

Andrea Bajani

Feltrinelli