Cosa aspettarci allora dopo la pandemia, che il nostro cinema torni ai fasti di allora, difficile quanto improbabile. La settima arte ormai schiava delle piattaforme come Netfix non può esprimersi o competere con i colossi e le major. Ma non è unicamente questione di soldi, il nostro cinema ha da anni intrapreso una strada e una china discendente dove il formalismo e la morale hanno preso nuovamente il sopravvento, sono sempre più rare pellicole fortemente critiche e irridenti verso un sistema paese e che mettono a nudo i vizi tipici dell’italiano medio, siamo lontani dai Dino Risi che non lasciavano speranze, temi duri e verità sbattute in faccia che facevano ridere qualcuno e che lasciavano basiti e infastiditi gli altri, il luogo comune è lo sport preferito dell’italica specie, il pullulare di esperti in tutti i campi ultimamente lo dimostra.
Aspettarci che la musica in genere possa essere quel veicolo e quel mondo in cui ognuno di noi trova alcova nei momenti più brutti della propria esistenza o che rallegra semplicemente una giornata. La lunga stagione della musica d’autore vive sul sostegno di qualche artista che ciclicamente ripropone vecchie litanie e canzoni ormai perdute e poco attuali, una operazione meramente commerciale e che con la cultura e il riscatto intellettuale ha poco a che fare. La canzone del disagio e della presa di coscienza e addirittura del progresso intellettuale e comunicativo sta lasciando il posto a prodotti sempre più poveri di contenuto, ma le eccezioni non mancano, artisti come Caparezza e altri che giocano con le parole e gli intrecci sonori, sono rare eccezioni.
Cosa augurarsi dalla letteratura. Si vendono sempre meno libri poiché l’analfabetismo sta ritornando cronico, il lessico che viene adoperato nei social è pericoloso, soprattutto mal gestito. Diceva uno come Umberto Eco, che di libri se ne intendeva, “Anni fa gli idioti parlavano al bar, dopo qualche bicchiere e non provocavano danni a nessuno”. Oggi gli stessi hanno disposizione tastiere e mouse con i quali imperversano per tutto il mondo provocando guasti e addirittura seguaci.
Cosa sperare allora, nulla. Cercare di rendere dura la vita all’abbandono e alla morte intellettuale, cercare di trarre il meglio dalle giornate che siamo stati e forse saremo costretti a vivere in casa o in luoghi circoscritti a causa del Covid. Cercare di non abbandonarci ai luoghi comuni e ragionare sulle prospettive e non trovare un nemico, dove non c’è. Aspettare e saper far aspettare chi ci è vicino. I virus sono con noi da sempre, le pandemie iniziano quando l’uomo va a vivere in comunità, dicevamo all’inizio di queste righe e ieri come allora miete vittime e non distingue tra buoni e cattivi.
Lo scrittore inglese Wells, nel suo romanzo “La guerra dei mondi” della fine del 1800, fa vincere la guerra dell’umanità contro gli invasori alieni, non dalle armi ma dai microbi, i virus ancora non erano stati classificati come tali. La fantascienza come al solito vede avanti, e noi?
Marco Abbondazieri