“All’ombra dei dolenti” di Maria Angela Gelati

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La lettura del manuale “All’ombra dei dolenti” di Maria Angela Gelati, che mi è capitato per caso nelle mani, mi ha fatto scoprire l’esistenza della “sala del commiato” cioè un luogo che sostituisca la casa nel momento del funerale di un defunto.

L’autrice dice che “In effetti questo nuovo luogo dovrebbe essere identificato come contenitore del cordoglio per differenti identità, insomma un’area di frontiera, uno spazio neutro dove possano confluire tutte le fedi religiose. Parenti e amici lo potranno vivere secondo le proprie necessità”. Tutto questo per permettere di svolgere funerali coerenti con le idee della persona scomparsa, onde salvaguardare i diritti di tutti: credenti, non credenti e laici in modo assolutamente dignitoso in un luogo idoneo, capiente e funzionale. Nella moderna società il luogo della morte diventa l’ospedale, non più la casa. Da qui la necessità della sala del commiato come sostituto della abitazione privata nei momenti e nelle funzioni che seguono il decesso.

L’argomento, di estremo interesse, mi ha sollecitato una ricerca in proposito e ho potuto constatare che in tutto il mondo, il rispetto assoluto dell’uomo e il desiderio di valorizzare le differenti credenze, hanno portato ad attuare numerose innovazioni. Ad esempio in Francia, esiste da decenni l’esigenza di un luogo. C’è la camera ardente, con attigui salotti arredati in cui i familiari si sentono tra pareti domestiche.

È un luogo che i parenti possono vivere per alcuni giorni: ciò consente di organizzare meglio la cerimonia, permette a parenti e amici provenienti da varie parti del Paese di radunarsi, di stare assieme, di ricordare e di piangere il defunto magari attorno ad una bevanda calda o ad una cena. Non solo, ma sono stati anche studiati e applicati innovativi trattamenti del cadavere, attraverso la tanato prassi, con procedimenti scientifici che danno un aspetto naturale alla salma. Questo è importante anche per l’approccio psicologico della famiglia, lasciando in chi amava la persona scomparsa una immagine positiva che dura nel tempo. A quanto pare, a Roma, città multietnica, dove sarebbe più che mai necessario svolgere adeguatamente riti e cerimonie per tutte le credenze religiose, non ce ne sono. Potrebbe essere una proposta perché si attui nel nostro municipio?