Feti sepolti senza il consenso al cimitero Flaminio

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LO SHOCK DI UNA DONNA CHE HA DENUNCIATO IL FATTO PUBBLICAMENTE SUL PROPRIO PROFILO FACEBOOK

“Inizio scrivendo che questa non è la mia tomba, ma è quella di mio figlio” comincia così il post pubblicato da una donna residente a Roma, una denuncia pubblica alla quale ha allegato la foto della “sua” tomba. Una scoperta scioccante che ha lasciato tutti a bocca aperta. Da anni esistono i cosiddetti “Giardini degli Angeli”: degli spazi cimiteriali dedicati ai feti e prodotti del concepimento.

A Roma sono tre i cimiteri capitolini che hanno un’area riservata ai “bambini mai nati” tra i quali il cimitero Flaminio dove è avvenuta la scoperta della donna che ha denunciato tutto sul proprio profilo Facebook. Il fenomeno era già chiacchierato ed è stato proprio per questo che la donna ha voluto indagare dopo essere ricorsa ad una interruzione terapeutica di gravidanza, consentita dalla legge italiana numero 194 del 1978.

Le indagini l’hanno portata a scoprire che -nonostante il suo dissenso- il feto di suo figlio fosse stato sepolto presso uno dei cimiteri che hanno il famoso “Giardino degli Angeli”.

Nel suo lungo post ha raccontato di come durante la compilazione dei moduli da firmare per l’ITG le sia stato chiesto se volesse occuparsi delle esequie e della sepoltura del feto, alla quale la donna aveva risposto di no per motivi personali. Sette mesi dopo la sua interruzione, ritirato l’esito dell’esame istologico, il dubbio su questi giardini già denunciati da vari articoli si è fatto vivo.

Da lì sono iniziate le chiamate alla struttura nella quale era ricorsa all’aborto terapeutico dalla quale però ha ricevuto solo risposte vaghe. Spinta ancor di più dal dubbio ha chiamato la camera mortuaria che le ha comunicato la notizia scandalosa: il feto era sepolto presso il cimitero capitolino Flaminio perché “a volte i genitori ci ripensano”.

“Anche se lei non ha firmato per sepoltura, il feto verrà comunque seppellito per beneficenza. Non si preoccupi avrà un suo posto con una sua croce e lo troverà con il suo nome” è stata la risposta ricevuta. Recatasi sul posto ha potuto vedere lo spiacevole scenario di innumerevoli croci di legno bianche con sopra riportati nomi femminili corrispondenti alle mamme dei sepolti, tra cui il suo.

La violazione di privacy e la mancanza di rispetto subita da questa donna hanno dato il via ad una serie di proteste arrivate anche in politica nella quale si vuole portare la proposta di legge che riguarda il consenso delle madri. Una legge che dovrebbe disciplinare il trasporto e il seppellimento dei prodotti del concepimento, stabilendo che essi possano avvenire solo su richiesta della donna che ha abortito e con le modalità da lei indicate.