Riusciremo ad interrompere le aggressioni a medici ed infermieri del SSN? – Seconda parte

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Sicuramente, gioca un ruolo importante nella crescita del fenomeno anche una forma di comunicazione mediatica poco preparata e molto enfatica e colpevolistica in materia (la cd “malasanità” sparata su tutti i media) su cui potremmo fare una riflessione generale del tipo “cui prodest”: Il giornalista si avvicina alla notizia spesso in condizioni culturali e conoscitive precarie, è interessato al mero titolo della notizia stessa e ben poco al contenuto. Ricordiamoci che il contenzioso penale interessa i medici frequentemente (poco gli infermieri ancora), ma la stragrande maggioranza delle vicende esita processualmente in archiviazione ben prima del dibattimento, a testimonianza della pochezza e strumentalità spesso delle tesi sostenute dalla pubblica accusa e dalle parti, che magari sperano viceversa di pervenire ad una qualche forma di risarcimento economico anche così, a danni della collettività e mettendo a repentaglio la stabilità psicologica dell’operatore sanitario.

Nella Legge recentemente approvata al Senato si modifica l’ art. 61 del Codice Penale prevedendo circostanze aggravanti in caso di violenze, aggressioni, minacce ed intimidazioni ai danni di operatore sanitario; si può arrivare addirittura ad oltre 15 anni di carcere e questo soprattutto limita l’ influenza della prescrizione. Si prevede inoltre una sanzione amministrativa – qualora il fatto lesivo non costituisca reato – che va da 500 a 5000 euro a carico dell’ odioso aggressore. Un buon passo avanti. Ora però essa va riempita oltre che di contenuti ulteriori anche di risorse economiche, anche per poter nei fatti istituire l’ Osservatorio per il Monitoraggio del fenomeno, già previsto nella Legge, che potrebbe avere un ruolo rilevantissimo se attuato bene.

Dott. Francesco Russo
Medico-Chirurgo
Ricercatore Confermato
Università di Roma Tor Vergata
francesco.russo@uniroma2.it