Puntata VII: L’incontro del destino

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Max

È successo tutto all’improvviso, senza nemmeno accorgermene. Non ho avuto neanche tempo di ragionarci sopra. Per la prima volta ho preso una decisione basandomi solo sull’istinto, senza pensare. È stato fenomenale. Solo due giorni fa mi crogiolavo nella mia sofferenza, a trovare un senso alla mia vita, a fare inutili collegamenti logici sul modo di sentirmi, che hanno solo danneggiato ulteriormente la mia precaria stabilità emotiva, ed ora mi ritrovo su una nave spaziale abbracciando la causa di un gruppo di alieni che non ho avuto ancora il tempo di conoscere bene.

Non sono così diversi da noi nell’aspetto fisico. Solo un po’ più alti e snelli, occhi leggermente allungati, scuri e profondi. Sembrano a tratti asiatici.

Xantas. Gli è bastato solo uno sguardo per capire che ero stato io a rispondere al suo messaggio. Dopo aver comunicato con le più alte cariche governative del pianeta, ha deciso di incontrarmi personalmente per ringraziarmi.

La sua voce mi tranquillizzava. Di solito entro in agitazione quando parlo con le persone, ma con lui mi sono sentito sereno e a mio agio. Mi ha invitato nel suo ufficio sulla nave spaziale. Non sapevo cosa aspettarmi. Xantas mi attendeva sorridente, con la sua lunga tunica elegante, nera e con strisce bianche. È giovane, anche troppo per qualcuno che porta il peso di quella responsabilità. Ma guardandolo in quegli occhi determinati e consapevoli, mi sono reso conto che proprio quel peso rappresenta la sua forza. Non so cosa sia successo subito dopo. Mi riesce a guardare dentro come nessun altro.

“C’è qualcosa che non va?” chiese.

Ed in un attimo mi sono ritrovato a raccontargli la mia vita. La mia sofferenza, la voglia a tratti di non voler più appartenere a questo mondo e, ora che sono certo che esistono altre specie aliene, all’universo.

“Qual è il significato dell’esistenza?” domandai.

In quel momento mi sentivo patetico. Non volevo andare a finire in quel discorso, mi sono sentito egoista date le condizioni drammatiche di Omega, ma sapevo di potergli chiedere tutto.

“Ha senso porti questa domanda?”

“Sì, devo capire cosa ci sto a fare qui. È tutto così effimero e mutevole. Per che cosa sto combattendo? Per che cosa combatti tu? Tutto è destinato a finire e morire”.

Seduto sulla poltrona, rise alla mia domanda. Ma non era una presa in giro come la maggior parte delle persone è abituata a fare quando pongo loro il quesito. Mi capiva e voleva darmi una risposta sincera e che potesse aiutarmi. Sentivo che mostrava compassione nei miei confronti.

“Amore Max. Hai mai provato a valutarlo nelle tue riflessioni?”

“L’amore non è niente. È solo una definizione che abbiamo dato per descrivere le risposte primordiali ai nostri istinti. La gente non ama. Si illudono di farlo e costruiscono storie intorno ad un concetto privo di alcun senso”.

“Secondo te perché ho viaggiato per mezza galassia fino a giungere qui, in un mondo sconosciuto?”

“Non lo so, questo devi dirmelo tu. Vorrei scoprirlo”.

“Vedi Max. A volte la risposta alle nostre domande non è solo una prerogativa dell’intelletto” rispose.

“Non capisco, come fai a capire qualcosa senza intelletto?”

“Te sei una persona intelligente. Le domande che fai, potrebbero non trovare mai una risposta. L’intelletto serve solo a dare una forma a quello che intuisci. Ma l’intuizione è una risposta che non richiede domande. L’intuizione Max. In un istante, con uno sguardo, un’idea, puoi abbracciare con consapevolezza più argomenti e problemi e scegliere il percorso o l’azione giusta da fare in quel momento. Ti permette di accedere ad una parte più profonda di te, scoprire le ombre e le luci della tua interiorità. Accedere al sentimento. L’intuizione è una funzione superiore al mero intelletto. Usala per trovare il senso alle tue domande. E c’è di più, ti consente di vivere meglio la tua vita, con spensieratezza. Ma per farlo devi abbandonare per un po’ i tuoi ragionamenti”.

“Ma allora cos’è l’amore?”

Continuavo a non capire, ma forse perché non volevo ascoltare. In quel frangente si alzò dalla sedia, sempre con il volto sorridente ed avvicinandosi mi poggiò la mano destra sulla spalla.

“Max, non ti so dare una risposta, proprio per quello che ti ho detto poco fa. Sento di aver incontrato una persona speciale, qualcuno con cui costruire un grande rapporto di amicizia. Accompagnami in questo viaggio. Ti prometto che comprenderai e troverai una risposta a tutte le tue domande”.

È andata così. Non potevo rifiutare l’offerta di Xantas. Un viaggio che potrebbe cambiare il mio modo di vedere la vita. La passione degli alieni di Omega è grande e contagiosa. Non credo di aver mai conosciuto qualcuno che provi sentimenti così forti. Per loro non è importante ottenere qualcosa, vivono solo per poter salvare i loro simili, le persone che amano, e garantire un futuro alla specie. Ma non è semplice sopravvivenza. C’è qualcosa in più che voglio scoprire.

Ho lasciato la Terra senza troppi rimpianti. Non mi mancheranno i miei genitori o quei pochi amici che mi ritrovo. Mi dispiace solo per Alicia. Era distrutta quando le ho comunicato che sarei partito per questa avventura. Mi ha detto che di lei non me ne è mai fregato nulla e che sono uno stronzo senza sentimenti. Non sapevo cosa rispondere, non mi aspettavo una reazione simile. Quando si è calmata, abbiamo fatto una passeggiata al lago. Poco prima di lasciarci, ci siamo abbracciati e siamo rimasti così, sotto al sole del tramonto, per almeno mezzora. Per la prima volta credo di aver sentito qualcosa che si smuoveva dentro di me. Abbiamo formato un legame così forte che niente potrà mai distruggere. Credo di volerle bene. C’entra qualcosa quello di cui parlava Xantas? Ha pianto e mi ha sussurrato all’orecchio che non mi libererò così facilmente di lei. Non so cosa abbia voluto dire, ma abbiamo riso. Alicia, mi dispiace se la mia partenza improvvisa ti abbia fatto soffrire, ma non posso continuare a vivere la mia vita in quel modo. Sono passati solo due giorni, ma già mi manchi. Ti prometto che al mio ritorno troverai un Max più maturo e sereno.