Coinvolgere i giovani disabili nella pallacanestro, è questa la vera e propria missione di Moreno Paggi, responsabile della “SS Lazio Basket in Carrozzina” che da un po’ di tempo si è trasferita dal Pamphili Village a Torre Maura, nella palestra dell’Istituto Professionale Giovanni Falcone.
Benvenuto Moreno, parlaci subito del tuo progetto…
Dopo i miei trascorsi nella Lottomatica in carrozzina, dal 2012 sono passato alla Polisportiva SS Lazio dove abbiamo disputato serie A2 e serie B ma poi ho fatto una scelta di campo decidendo di puntare tutto sui giovani e sulla periferia, tornando nel mio quartiere.
Cosa ti ha spinto a passare dai senior al settore giovanile?
Puntare sui giovani è una cosa molto bella che ti lascia dentro qualcosa, insegnare a far canestro ad un bambino è una sensazione speciale. Purtroppo in Italia il movimento del basket in carrozzina sul settore giovanile latita, compresi noi infatti sono solo 6 le società cestistiche che operano sui più piccoli.
Alla vostra squadra però manca ancora qualche tassello…
Gli “Audaci Boys” è un gruppo formato da soli 5 giocatori e quindi per problemi numerici non si è potuta iscrivere al campionato, così in questa stagione abbiamo deciso di prepararci in vista della prossima, sperando di coinvolgere almeno altri due ragazzi in questo progetto che è una vera e propria scommessa.
In che consiste la vostra opera di coinvolgimento?
Risulta molto difficile convincere giovani disabili fermati letteralmente per strada o andati a trovare nelle scuole, visto che i ragazzi paraplegici non frequentano le strutture dei servizi sociali e ormai il passaparola è diventato fondamentale. Anche chi è affetto da disabilità gravi può giocare “rosso”, che dà un certo punteggio necessario a formare una squadra insieme agli altri livelli di disabilità.
Quali sono i rapporti con le istituzioni e le altre società di Roma?
Difficile collaborare con le politiche sociali del Municipio, che in genere ci rimandano alla Polisportiva, puntuale sempre nell’aiutarci con le spese di manutenzione, ma con tante sezioni da seguire risulta ovviamente complicato. Il Santa Lucia e il don Orione non fanno settore giovanile ma i rapporti sono tutto sommato buoni, un paio di anni fa abbiamo anche ospitato alcuni ragazzi del Santa Lucia ma poi le nostre strade si sono divise.
In conclusione, un messaggio ai giovani disabili per avvicinarli alla pallacanestro…
Capisco sia molto difficile superare tutte le paure, ma come ho detto prima la soddisfazione per un canestro segnato da un bambino è una sensazione speciale, soprattutto per il ragazzo stesso. I nostri atleti hanno una grande voglia di dimostrare sul parquet quello che hanno appreso in un anno pieno di sacrifici, e sperano di trovare nuovi amici per questa splendida avventura.