La recensione – “Gli sdraiati” di Michele Serra

257

di Luisa Di Maso

Instagram @luisa.di.maso

Distesi sul divano, con la tv accesa, in mutande. Gli sdraiati sono i figli adolescenti che con i genitori condividono ben poco. Come sollevarli dal torpore? Come invogliarli, incuriosirli, per stabilire un dialogo che vada oltre i pochi mugugni di risposta ai tentativi di conversazione? Quello che entusiasmava la generazione dei padri può essere motore di un rapporto che poco a poco vada ripristinandosi?

“Il tuo profilo, ormai al valico dell’età adulta, mi sembra esitante, come se il bambino che sei stato lo reclamasse ancora per sé. Lo stravacco scomposto del tuo corpo perde evidenza rispetto al tuo viso intatto, ai suoi tratti puliti. (…) Ho la nitida sensazione che questo, esattamente questo, sia l’ultimo istante della tua infanzia. Scomparirà per poi riapparire sempre più raramente, nel corso degli anni, quel bagliore infantile che perfino nei vecchi rivela le tracce dell’inizio.”

I sensi di colpa, l’irritazione, il sarcasmo, in certi pensieri, crescono nel padre che sente di aver perso autorità e che le prova tutte per riuscire a oltrepassare la barriera comunicativa che chissà quando, chissà come si è eretta.

“Non so che darei per potermi sedere con te, in un momento qualunque della nostra vita, davanti allo stesso paesaggio, e condividerne in silenzio la forma e l’ordine.”

Gli sdraiati, insomma, racconta le riflessioni di un padre che non si arrende al silenzio del figlio e che, ispirato proprio dall’incomunicabilità, progetta un romanzo: “La grande guerra finale”, questo il titolo, che traccia un’epopea futuristica caratterizzata dal conflitto armato tra vecchi e giovani. Un romanzo nel romanzo che aiuta il lettore a scorgere, tra l’altro, l’intento comico dell’autore.

“- Mi chiamo Brenno Alzheimer. Sono il comandante in capo della Settima Divisione della Quinta Armata dei Vecchi. o forse della Quinta Divisione della Settima Armata. Non me lo ricordo perché ho novantasei anni, e la memoria mi fa difetto. Non ricordo nemmeno perché sono entrato in guerra e quando. So che da civile facevo il professore (…) -Io ho diciannove anni e sono il tenente Asio Silver, (…) – non ho capito una sola sillaba di quello che mi hai detto, riprese il vecchio, -perché sono quasi completamente sordo.”

La prosa è scorrevole e coinvolgente. La narrazione uno spaccato di vita che accomuna molte famiglie. Un romanzo piacevolissimo, apparentemente leggero, denso di significato.

Gli sdraiati

Michele Serra

Feltrinelli