La recensione – “Tranne il colore degli occhi” di Roberta Marcaccio

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di Luisa Di Maso

Instagram @luisa.di.maso

Alcune storie solleticano i ricordi.  Talvolta a spingerci sulla pagina è un collegamento improvviso, un vissuto simile che accende immagini di remote. Succede poi che in certi libri le storie hanno il sapore delle fiabe e quei frammenti evocati si mescolano alla voce narrante di un genitore, un nonno, una nonna.

In “Tranne il colore degli occhi”, si racconta di un’amicizia che s’interrompe all’improvviso per un motivo apparentemente inspiegabile che verrà svelato solo al termine del romanzo. E come nelle fiabe, la Contrada Marzo di San Felice Maggiore si colora di oscuro mistero, non solo per l’ambientazione, ma anche per la presenza di una donna che tutti considerano una strega: Diana.

“La baracca di Diana è addossata a una roccia, a una decina di metri dal torrente Cavo. Il fumo esce dal camino e una luce fioca filtra attraverso i vetri anneriti. (…) Nella parete di fronte all’ingresso c’è un camino acceso e al centro della stanza ci sono un tavolo e due sedie. Vicino ai muri, neri di fuliggine, sono disposti una credenza scrostata, una cassapanca storta, un baule e un giaciglio di paglia sporca senza cuscino. “

È il 1950. Sin dalle prime pagine l’autrice presenta il legame indissolubile tra due bambine molto diverse tra loro, Michela e Annamaria. Un giorno, quando le ragazze sono diciottenni, Michela sparisce e Annamaria disperata non si dà pace, cerca ovunque l’amica chiedendo aiuto anche a Diana che non rivela nulla, pur conoscendo il segreto della giovane ragazza scomparsa.

È trascorsa una settimana e di lei non c’è traccia. Annamaria trascorre i minuti, le ore e i giorni distesa sul letto a ripensare, macinare immagini, riascoltare conversazioni, rianalizzare situazioni, ricordare gesti, parole senza riuscire a capire cosa sia successo, né riuscire a dormire. L’unica notte in cui riesce a riposare qualche ora è quella in cui decide cosa fare della sua vita. Il mattino dopo siede davanti ai suoi genitori e annuncia loro la sua intenzione di trasferirsi a Roma.”

La storia è tutto un susseguirsi di eventi passati e situazioni attuali in capitoli brevi e scorrevoli. La successiva ambientazione romana nelle piazze del centro cittadino esercita una grande fascinazione in chi certi luoghi li vive.

“Seduta sulla colonnina di marmo di Piazza del Popolo, Annamaria osserva la donna che chiacchiera con i due uomini e la ragazza al tavolino del bar Rosati. Non stacca gli occhi da lei, accende una sigaretta dopo l’altra, travolta dai ricordi, dalle immagini che la tormentano da sempre, compaiono all’improvviso senza essere state chiamate (…). Ecco a cosa servono i ricordi. A spiegare il passato e dare un senso a quello che è accaduto.”

La scrittura è genuina, la narrazione suggestiva soprattutto nella parte riguardante la contrada e l’infanzia delle bambine. I passaggi da un arco temporale all’altro forse troppo repentini. Nonostante ciò la storia prende e merita di essere letta.

Tranne il colore degli occhi

Roberta Marcaccio

CaRol Books