Sala Santa Rita, proseguono fino al 31 dicembre i progetti di arte contemporanea

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Sono circa duecento le proposte ricevute e 12 i progetti vincitori del Bando di selezione Sala Santa Rita 2021. Il progetto è nato dall’idea di mettere a disposizione degli operatori della Capitale uno spazio “aperto” nel quale sperimentare la convivenza dei molteplici fattori, diversi per natura o notorietà, che rendono Roma il luogo fertile della cultura contemporanea. È a questo fine, infatti, che l’Azienda Speciale Palaexpo ha voluto considerare e valutare progetti espositivi basati su opere d’arte proposte senza preclusione di alcun mezzo, invitando a partecipare artisti, critici d’arte e curatori, galleristi, comunità creative e associazioni, operatori culturali, sia pubblici che privati.

L’inedito programma, a ingresso gratuito,ha preso il via lo scorso 5 luglio per proseguire poi continuativamente, al ritmo di una presentazione ogni due settimane, fino al 31 dicembre 2021.

A inaugurare questo percorso artistico lungo sei mesi è stato il collettivo Numero Cromatico con il progetto Don’t You Forget About Me, a cura di Daniela Cotimbo, che indaga le potenzialità e gli effetti dell’Intelligenza Artificiale. Da metà luglio il progetto Alizarina di Gaia Bellini, frutto di un lungo e approfondito studio sulla storia e la potenza del simbolismo del colore naturale.

Nei primi quindici giorni di agosto, con Ancora interpretati ancora, curato da Sabrina Losenno e Beatrice Marotta, le opere di Luca Arboccò e Francesco Pozzato si interrogano sulla storia del monumento che le ospita, sul suo spostamento e sul suo rapporto con l’esterno. Sul tema dello spostamento della chiesa si basa anche la video animazione Mutabilia di Edoardo Tedone che verrà allestita dalla seconda metà di agosto.

Da settembre, l’Associazione Villam presenta Lo spiracolo di Santa Rita, un lavoro di Valeriana Berchicci, a cura di Anita Calà, incentrato sui fondamenti della fotografia.

Letizia Scarpello propone, dalla seconda metà di settembre, Spring Cleaning, una performance che unisce l’aspetto pratico a quello spirituale, legata all’usanza ebraica di pulire la casa nel periodo della Pesach.