Tredici lati di cassetta numerate con lo smalto blu, raccolte in una scatola di scarpe.
È questo ciò che ruota attorno alla storia di Hannah Baker in “Tredici”, la serie creata da Brian Yorkey, basata sull’omonimo romanzo 13 di Jay Asher e trasmessa da Netflix il 31 marzo 2018.
Registrata sulle cassette c’è la voce della stessa Hannah che spiega i motivi per cui ha deciso di mettere fine alla sua vita. Ogni lato vede protagonista uno dei compagni e di come abbiano contribuito al suo gesto estremo.
Temi come il suicidio, lo stupro, il bullismo, l’omosessualità, lo stalking non sono certo facili da trattare e “Tredici” lo fa in modo estremamente realistico, spingendoci a riflettere.
La particolarità è che oltre ad affrontare la vicenda dal punto di vista dei ragazzi, lo fa anche attraverso le istituzioni mostrandone i lati negativi: l’indifferenza, la negligenza, il rimorso e la paura che questo gesto eclatante possa mettere a repentaglio la reputazione di una scuola che deve essere considerata rispettabile.
Esplora il dolore di due genitori che perdono la figlia.
Tredici ti cattura, ti sconvolge, ti fa rendere conto che, non si è mai gli unici a dover far fronte a certe emozioni e certi problemi.
Per quanto crudo sia, a volte, una serie TV è uno dei migliori mezzi che si hanno per arrivare a parlare agli adolescenti di questi argomenti.
E se la storia di Hannah salva dei ragazzi, o aiuta a parlare dell’argomento al momento giusto, allora vale la pena guardarla.
Jasmin Al Salhi