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Al Castello Aragonese la XXIII edizione dell’Ischia Film Festival

di Daniela Pasquano
30 Giugno 2025
in Cinema
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Al Castello Aragonese la XXIII edizione dell’Ischia Film Festival

È in corso fino al 5 luglio, nella cornice del Castello Aragonese d’Ischia, la XXIII edizione dell’Ischia Film Festival, diretta da Michelangelo Messina e sostenuta da MiC – Direzione Generale Cinema e audiovisivo, Regione Campania – Film Commission Regione Campania, Bonacina, BPER Banca, Treccani Esperienze, ViVeTech. Il primo Film Cocktail al Terrazzo del Castello ha segnato l’apertura ufficiale del festival. Il direttore artistico Michelangelo Messina ha spiegato la scelta simbolica del luogo: inaugurare da un versante inedito del Castello, solitamente riservato alle cene, “perché da qui nasce la luce”. In un tempo che definisce “tra i più drammatici della nostra storia, per molti versi medioevale e barbarico”, accendere la luce – reale e cinematografica – diventa per lui “un gesto di speranza, ma anche un invito alla consapevolezza”. Il programma della serata, ricco di opere che affrontano temi come la solitudine, la memoria, l’identità e il cambiamento climatico, è pensato per promuovere, attraverso il cinema, “un dialogo tra culture diverse: solo conoscendo l’altro si costruiscono rispetto e pace”. La serata è proseguita con l’inaugurazione della mostra fotografica Vedere, ascoltare. Appunti fotografici su L’amore buio, curata da Gianni Fiorito e allestita nel Carcere Borbonico. Un’esposizione che restituisce uno sguardo ravvicinato sull’opera di Antonio Capuano. “Il mio compito – ha detto Fiorito – è osservare, capire, entrare nella testa del regista per restituire con le immagini l’anima del film”. A seguire, presso la Cattedrale dell’Assunta, la proiezione de L’amore buio di Capuano, film che affronta il trauma della violenza sessuale e la possibilità di redenzione attraverso un percorso interiore di trasformazione. Durante l’appuntamento “Parliamo di Cinema”, è stato presentato il libro Lo sguardo attivo di Gianni Fiorito. Armando Andria, Alessia Brandoni e Fabrizio Croce hanno animato un dialogo aperto sul ruolo dell’immagine nella narrazione cinematografica. In Piazza d’Armi, le proiezioni di Spiaggia di vetro e Il mare breve hanno condotto gli spettatori attraverso geografie fisiche e interiori. L’opera di Will Geiger, in anteprima mondiale, racconta legami fragili tra vite isolate, segnate da distacchi e perdite. Il regista ha raccontato che “l’ispirazione nasce da un ricordo d’infanzia: quei frammenti di vetro levigati sulle spiagge siciliane, metafora perfetta di una vita spezzata ma in cerca di riscatto”. Alla proiezione erano presenti anche il produttore Simone Catania e gli attori Claudio Castrogiovanni, Peppino Mazzotta e Imma De Donato. Castrogiovanni ha ricordato: “Quando ho letto la sceneggiatura, ho chiamato subito il produttore: non voglio fare questo film. Devo fare questo film”. Per Catania, girare sullo Stretto “equivale a catturare un’immagine che potrebbe restare nella storia”, mentre Mazzotta ha sottolineato: “Ogni storia ha bisogno di un antagonista. È lui a far emergere il cambiamento nell’eroe. E da un po’ mi trovo spesso in quel ruolo”.
Il mare breve, cortometraggio di Matteo Gamannossi e Riccardo Cocumarolo, racconta la solitudine di un guardiano di faro nelle isole Faroe. I due registi hanno voluto raccontare “qualcosa di estremamente distante, non solo geograficamente ma anche dall’esperienza comune”. Il protagonista, in pensione, si rende conto che ciò che davvero desiderava non era il riposo, ma “quella vita in solitudine, tra il mare e il vento”.
Alla Casa del Sole, spazio anche a tre opere internazionali: The Professional Parent di Erik Jasaň, Headache di Paria Shojaeian e Oceania: Journey to the Center di Natalie Zimmerman. Quest’ultima ha descritto il suo film come “un’intima offerta. L’isola è un personaggio, e il nostro messaggio è semplice: dobbiamo ricostruire il legame con i luoghi che chiamiamo casa”.

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Daniela Pasquano

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