Si intitola “1950 – 1970. Due decenni di Arte a Roma” è un viaggio attraverso una delle stagioni più fervide della scena artistica italiana del dopoguerra. Nata dalla collaborazione tra Antonacci Lapiccirella Fine Art di Roma e Matteo Lampertico di Milano, l’esposizione riunisce opere di maestri che hanno segnato il panorama romano e nazionale in quegli anni, come Carla Accardi, Afro, Gastone Novelli, Bice Lazzari, Leoncillo Leonardi, Jannis Kounellis, Mario Schifano e Salvatore Scarpitta. L’esposizione avrà luogo nella galleria Antonacci Lapiccirella Fine Art e sarà visitabile fino al 13 giugno (lunedì – venerdì 10/19, sabato su appuntamento). Il percorso espositivo inizia con un lavoro di Leoncillo (Centralinista, 1949). È una delle sue più importanti sculture in ceramica di questo periodo, in cui l’artista dimostra la trasposizione in scultura dei dettami del cubismo, il linguaggio che nei primi anni del dopoguerra domina la scena artistica internazionale. Il passaggio verso la stagione informale è documentato da alcune opere di Scialoja, Afro e Mimmo Rotella. L’impostazione di ascendenza cubista si scioglie in uno stile più libero e corsivo, a volte caratterizzato da un cromatismo più intenso, altre volte dominato da un segno graffiante e incisivo che sprigiona energia e dinamismo. Particolarmente significative, a questo proposito, le due opere di Afro, Il pendolo, 1962 e Sottobosco 2, 1965. Il momento più interessante e innovativo dell’arte a Roma è quello che coincide con l’inizio degli anni Sessanta. In mostra sono presenti opere di Mario Schifano e Jannis Kounellis. Del primo viene esposto un lavoro del 1963, intitolato En plein air, in cui l’artista si avvale di immagini derivate dalla grafica pubblicitaria, ma le ripropone con uno stile ancora pittorico, mentre del secondo si può ammirare uno dei celebri Alfabeti, ovvero una delle composizioni con numeri e simboli matematici di colore scuro stampigliati su un foglio bianco. Sono opere, quelle del primo Kounellis, intriganti ed enigmatiche, che riflettono sull’ambiguità del linguaggio e sulla forza evocativa dei simboli. Un analogo interesse per il linguaggio e le sue convenzioni guida il lavoro di Gastone Novelli. Nei suoi dipinti, come in Campo dei giochi del 1965 (un’opera selezionata per la prossima retrospettiva di Cà Pesaro a Venezia), le parole fluttuano in uno spazio senza confini o prospettiva, finalmente liberate dalla schiavitù di un linguaggio razionale e, proprio grazie a questo, acquisiscono una inedita risonanza poetica. Presenti anche due tra le artiste che hanno maggiormente caratterizzato la scena artistica romana, a cui finalmente la critica e il mercato hanno riservato la giusta considerazione: Bice Lazzari e Carla Accardi. Di quest’ultima, in particolare, si può ammirare uno dei celebri sicofoil, un’opera in cui viene utilizzato un nuovo materiale inventato dall’industria chimica italiana negli anni sessanta e di cui l’artista fa uso per oltre un decennio. Tra sperimentazioni formali, linguaggi internazionali e una nuova visione della modernità, la mostra racconta l’energia di una città che fu crocevia di idee e di incontri, ponte tra la tradizione e la contemporaneità. Un’occasione per riscoprire, attraverso una selezione di opere significative, il ruolo di Roma come centro propulsore dell’arte tra gli anni ’50 e ’70.