di Luisa Di Maso
Instagram @luisa.di.maso
Alfred è un gatto che, come molti altri, ha un padrone. Il suo padrone si chiama Federico. Federico abita in uno dei posti più belli di Roma: piazza di Spagna. In casa con loro c’è Bea, una gatta apatica e disinteressata a tutto, lei s’ingozza di cibo e dorme.
“… non sogna, pensa solo alle cose concrete: mangiare, vivere comoda e fare il gatto di casa. Le piace il divano.”
Alfred, invece, è un gatto curioso, indipendente, abituato anche ad uscire da solo per le vie del centro storico.
Federico frequenta molte donne e Alfred non fa in tempo ad affezionarsi a ciascuna di loro che subito il suo padrone interrompe la relazione. Anche con l’ultima fidanzata è andata così.
“Perché mai non si erano capiti? Forse nessuno dei due aveva ragione, forse avrebbero dovuto parlare tra di loro diversamente. Purtroppo, non avendo il dono della parola tenni per me queste considerazioni e, pacifico, partii per la mia solita passeggiata.”
Alfred non parla ma è un gatto che osserva il mondo e vive sentimenti umani. Ha cari amici randagi, Glauco e Gaetano che, bonariamente, lo invidiano per la vita agiata che conduce. Li incontra, quando esce per il quartiere; loro due vivono in uno stato di fame perenne.
“Lì, proprio all’angolo, due miei amici, Gaetano e Glauco mi salutarono. Erano due randagi (…) -Alfred vieni qua! -Ehi, non posso adesso, non vedete che oggi non sono solo? -Amico che fai, passi dritto? (…) -Io c’ho ‘na fame… e te Gaetà? – A chi lo dici!”
Alfred, a volte, si avventura seguendo l’anziano padre del suo padrone, Matteo che, proveniente dalla Sicilia e desideroso di scoprire i luoghi più misteriosi e insoliti della capitale, se lo porta dietro. In questo loro girovagare Matteo, appassionato di storia, racconta ad Alfred gli aneddoti di cui neanche suo figlio Federico sa.
“Caro Alfred, oggi via del corso è piena di turisti, ma alla fine del Quattrocento papa Paolo II, affacciato al balcone di palazzo Venezia, si gustava in tutta comodità la corsa selvaggia dei cavalli arabi lanciati al galoppo, senza fantino, lungo la via. Partivano da piazza de Popolo e arrivavano in corsa sfrenata fino a piazza Venezia.”
Tra un giro e l’altro, proprio con Matteo, in una chiesa particolare, “San Giovanni dei Fiorentini” dove sono ammessi gli animali, Alfred incontra la gatta che gli ruberà il cuore. Agata.
“Iniziai ad agitarmi: quella gatta mi piaceva, era molto elegante, sobria, stava seduta nella sua gabbia in silenzio, composta. Mai vista tanta eleganza. (…) Cercai di attirare la sua attenzione, ma nulla. Continuai a muovermi nel marsupio e Matteo fece fatica a tenermi buono. Finalmente lei girò il muso e mi guardò. Aveva splendidi occhi azzurri, avrei voluto annusarla, ma eravamo distanti.”
Il gatto innamorato, successivamente, spinge Agata a fare un’esperienza insolita e soprattutto l’aiuta a esaudire un desiderio che da sempre la gatta, abituata a stare perennemente nel negozio della padrona, vagheggia.
Un libro delicato e tenero questo di Cristina Cautillo, nel quale è possibile ritrovare le debolezze e le virtù umane raccontate attraverso gli occhi curiosi di un gatto. Un piacevole viaggio tra le vie del centro capitolino scoprendo storie, episodi e curiosità di cui non tutti sono a conoscenza. Uno stile garbato, forse troppo ridondante in certe parti riguardanti gli umani (che a mio parere potevano essere tagliate) ma comunque piacevole e divertente soprattutto laddove fa spazio ai gatti “romani de Roma” che parlano tra loro. I lettori adulti apprezzeranno forse più dei bambini le vicende di Alfred.
Alfred. Vivere con un gatto
di Cristina Cautillo
Armando Curcio Editore