Giochi di parole e ruoli di genere, equivoci e inganni, scambi di persona e intrighi, verità e falsità. E’ questo e molto altro “Molto rumore per nulla”, uno dei testi più conosciuti di William Shakespeare, che, scrivendo quest’opera, ha messo in evidenza il potere delle parole, dell’interpretazione e del racconto, in una vicenda in cui vero e falso non sono altro che le diverse versioni di una stessa realtà. A portarla in scena sono Lodo Guenzi e Sara Putignano, diretti da Veronica Cruciani. Lo spettacolo debutterà in prima nazionale il 25 e 26 luglio al Teatro Romano. A completare il cast ci sono: Paolo Mazzarelli, Francesco Migliaccio, Marco Quaglia e Romina Colbasso, Davide Falbo, Marta Mal vestiti, Andrea Monno, Lorenzo Parrotto, Pantaleo. L’adattamento è di Veronica Cruciani e Margherita Laera, la traduzione di Margherita Laera. “Molto rumore per nulla” è una storia giocata su scambi di persona, intrighi, duelli e giochi di parole. Sono proprio i giochi di parole che assumono un significato fondamentale, infatti, tutta l’opera si articola su equivoci originati in prima battuta da quello che i protagonisti dicono. Tutti i personaggi vengono ingannati dalle parole che loro stessi pronunciano o ascoltano. Come sottolinea la stessa regista, l’opera di Shakespeare, “scritta tra il 1598 e il 1599, si caratterizza per la presenza di innumerevoli giochi di parole e per una brillante interpretazione dei ruoli di genere. Gran parte di questa tragicommedia ruota attorno alla scrittura di messaggi segreti, allo spiare e origliare conversazioni riservate. Le persone fingono costantemente di essere altro da quello che sono – spiega Cruciani – vengono scambiate per altre persone o sono costantemente ingannate. All’interno dell’opera, l’azione dipende soprattutto dalla parola e ogni personaggio di ‘Molto rumore per nulla’ ha il suo modo di giocare, elaborare o abusare del linguaggio”. Cruciani si sofferma sui due protagonisti, Beatrice e Benedetto, che “hanno tendenze linguistiche che li definiscono. Beatrice è vista – nel pregiudizio dell’epoca – come ‘bisbetica’ a causa della sua ‘lingua tagliente’. Mentre lo stile di conversazione metaforico di Benedetto è ciò che porta Don Pedro a definirlo ‘dalla sommità della testa alla pianta del piede tutta allegria’. Questo è senza dubbio anche ciò che sta dietro alla battuta di Beatrice che definisce Benedetto ‘il giullare del principe’. ‘Molto rumore per nulla’ è caratterizzato da una comicità ironica e d’effetto, ma nel testo risiedono anche riflessioni ben più complesse: come gli uomini e le donne vengano trattati in modo differente all’interno della società. La differenza fra le relazioni tra sessi opposti e uguali sono al centro della commedia di Shakespeare che, per alcuni temi come il linguaggio violento e la trama ingannevole, sembra in certi momenti oscillare verso il tragico”.