Morte Biagio Sparapano: funerali in grande stile per il boss della droga

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Funerali in grande stile, per un noto narcotrafficante di Tor Bella Monaca, Biagio Sparapano, capo del clan alleato con i Moccia e i Cordaro, legato alla cosca di ‘ndrangheta dei Gallace operativi anche a Nettuno.

Il narcotrafficante, morto lo scorso 29 novembre, ha ricevuto ben due cerimonie nel quartiere Tor Bella Monaca della Capitale.

La prima ha visto la celebrazione dei funerali nella chiesa di Santa Maria Madre del Redentore. Gli invitati hanno lanciato rose e hanno assistito ad uno spettacolo di fuochi d’artificio. Il clan il giorno prima del funerale, in segno di rispetto alla famiglia, aveva raccolto i fondi per comprare corone di fiori e fuochi, che sono stati sentiti fino agli uffici del Municipio.

Secondo le direttive della Questura di Roma questa tipologia di cerimonie sono proibite dal 2015, quando furono celebrati i funerali di Vittorio Casamonica nel quartiere Don Bosco.

La seconda cerimonia invece è avvenuta sotto la Torre Ater, dove abitava lo stesso Sparapano. A questa erano presenti gli amici stretti del boss, tutti in fila con la macchina. Al segnale sono partiti in fila indiana, suonando i clacson, e sono entrati nel parcheggio pubblico del condominio. Una volta arrivati sotto il balcone del boss, continuando a suonare i clacson, hanno lanciato altri petali di rosa.

Le vetture erano seguite da 15 vedette del clan che hanno cominciato a suonare petardi e sparare fumogeni, seguite da canzoni neomelodiche, poi cori e applausi. Un residente dichiara: “Sembrava una scena del film Romanzo Criminale, ho provato la stessa sensazione”. Chiara ostentazione del controllo che Sparano aveva sul quartiere romano.

Il presidente del VI Municipio, Nicola Franco, dichiara: “Io da tempo chiedo un commissariato e una caserma nuovi anche a Castelverde, il lavoro delle forze dell’ordine è straordinario ma non basta”. Infine circa i fuochi ha affermato: “Questi episodi sono segnali di come sia forte la criminalità perché sono un simbolo della presenza dei boss e della loro padronanza sul territorio”.

Inoltre Maricetta Tirrito, portavoce del Cogi (comitato collaboratori di giustizia) sottolinea: “È un atteggiamento socialmente pericoloso, in questo modo il clan dimostra che continuerà a esser forte sul territorio”.