In realtà, il Municipio VI, rappresentato dall’ Assessore Katia Ziantoni e dall’Assessore all’Urbanistica Sergio Nicastro, contestano l’attuale progetto e confermano le criticità già evidenziate all’interno delle osservazioni presentate, rilevando, peraltro, “che l’impianto autorizzato, ad oggi non è stato ancora realizzato e il nuovo progetto presentato dall’azienda Agricola Salone, cambia totalmente i codici CER precedentemente autorizzati, in quanto sostanzialmente cambia la natura del progetto originario. Di fatto, oltre gli sfalci verdi, sono aggiunte diverse tipologie di fanghi, con la conseguenza di codici CER diversi dagli autorizzati. Il nuovo impianto, pertanto, assume natura industriale, ed è a tutti gli effetti, un impianto di biogas” dichiara la Ziantoni. L’Assessore all’Urbanistica Nicastro, conferma la forzatura della normativa urbanistica vigente, in quanto, impianto di natura industriale all’interno di una zona, in cui sussistono nuclei abitati, edifici sensibili come l’istituto Agrario Sereni, zone edificate e densamente popolate, oltre che la criticità dei pozzi di captazione dell’acqua ad uso potabile.
Anche dall’’intervento dell’arch. Maria Luisa Mutschlechner del MIBACT, emerge che le autorizzazioni rilasciate, si riferiscono ad un progetto diverso da quello attualmente proposto. In realtà, nelle precedenti autorizzazioni, le stesse prescrizioni, non immaginavano interventi nel suolo e/o sottosuolo, vista peraltro, la rilevanza delle preesistenze archeologiche del sito, tra cui i resti dell’Acquedotto Vergine, nonché la norma di tutela del paesaggio agrario di rilevante valore”, che prevede una normativa molto stringente. Normativa, che non sembra possa essere adeguatamente rispettata dal nuovo progetto proposto. Criticità della presenza di un acquedotto, sollevata anche da Città Metropolitana di Roma, dalla Dottoressa Maria Zagari, che rileva, come l’area di intervento ricada nella fascia di attenzione dell’acquedotto Vergine, ossia nell’ area di salvaguardia degli impianti di captazione. Comunque, nonostante le forti criticità espresse dai vari Enti e il parere negativo della sovrintendenza capitolina che non sembra superabile, sta di fatto, che la mancanza di alcuni pareri regionali, mantengono alta l’apprensione di un’intera comunità. Considerato perlopiù, che il nuovo progetto proposto dall’azienda Agricola Salone, “sembra simile a quanto presentato nell’ambito di un altro impianto, quello di AMA a Rocca Cencia” asserisce Maria Vittoria Molinari.
Un intero quadrante che continua a essere minacciato, da scelte che tradiscono l’identità di un territorio e che rientra in un sistema di antichi casali, da tutelare sia dal punto di vista paesaggistico, sia dal punto di vista dell’agricoltura storica tradizionale.