VI Puntata dell’inedito romanzo: Brame, Folgor

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Passano i giorni e trovo sempre più complicato resistere ai miei impulsi. Sono ormai cinque anni che ho preso il controllo di Traer e destituito i pezzenti che lo governavano. Fantasmi vecchi e stanchi. Insieme ai loro antenati hanno rovinato questo squallido pianeta. È vero, forse ucciderli pubblicamente non era la soluzione migliore, ma se lo meritavano. La natura segue il suo corso ed ora è il momento che io rimetta a posto i danni di quegli incapaci.

Se non li avessi fatti fuori e preso il controllo del mondo, con i loro metodi, avrebbero distrutto anche la parte di Traer pulita, ordinata ed efficiente, ricostruita dopo l’ultimo inverno nucleare. Avrebbero finito per annientare definitivamente il nostro pianeta e noi con esso. Ma potevo farlo solo con la violenza. I violenti vanno combattuti con la stessa moneta, non esiste altro modo. Non so perché, siamo fatti per entrare in collisione. Siamo esseri brutali, la buona volontà di ricostruzione e pace prima o poi viene annientata dalla nostra natura animale. Con noi ad abitarlo, Traer non ha mai vissuto la vera pace.

Non voglio coprirmi di modestia, ma io sono la soluzione al problema, anche se questo significa compiere dei sacrifici. Gli abitanti che non comprendono quello che ho fatto per il pianeta hanno dato vita a fazioni ribelli per contrastare il mio potere. Mi accusano di sfruttare le vite dei Traeriani solo per i miei scopi personali e di essere un tiranno. Mi minacciano, dicendo che prima o poi mi rovesceranno. Mi fanno ridere. Sono degli inetti. Ieri ne ho uccisi diversi in piazza a Crier. Urlavano e si disperavano, dicendo che avrebbero avuto la loro vendetta. Continuavano ad urlare anche quando calavo l’ascia sulle loro teste. Pietosi. Credevano non avessi il coraggio di farlo personalmente. Il sangue che schizzava sulla mia armatura mi rendeva euforico. Il silenzio della piazza ed i volti spaventati di chi stava assistendo all’esecuzione mi facevano sentire bene. Il terrore da me provocato era come un orgasmo. Ho dovuto ucciderli per dare una dimostrazione di forza e per evitare che questi ribelli si diffondano come un virus. Da quando ho iniziato queste epurazioni, si sono tranquillizzati. Difficile che a breve siano una minaccia. Con me al comando, il pianeta ha subito un miglioramento delle condizioni di vita. Rispetto al passato, anche se le ore di lavoro sono aumentate, la fame e la povertà si stanno pian piano riducendo e lo sviluppo economico sta crescendo esponenzialmente. Le persone stanno bene. Questi ribelli sono semplicemente degli idealisti senza cervello.

“Folgor, hai esagerato” urla Mesor.

La mia consigliera. Una donna forte e razionale. L’ho scelta appositamente per le sue doti. L’unica che riesce a tenermi testa. Ma il suo atteggiamento pacifista inizia a darmi fastidio. Entra nel salone del castello di Crier, la mia dimora, con energia. È furente. Sapevo che non avrebbe apprezzato le mie gesta. La ascolto mentre, specchiandomi, mi sistemo l’armatura.

“Se continui con queste prove di forza peggioreremo la situazione. A breve questi gruppi isolati potrebbero formare veri e propri eserciti”.

“Mesor, non fare l’ingenua. Sai che era la cosa giusta da fare. Se formeranno degli eserciti, daremo loro quello che cercano”.

“No Folgor, stai cambiando e sono preoccupata. Hai sbagliato e forse non potremo più tornare indietro. Non era la pace che volevamo?”

Io non sbaglio mai. È giusto che inizi anche lei a capirlo. Mi volto e la sovrasto con la mia figura sbattendola contro il muro. La tengo per le spalle e mi rivolgo a lei con decisione.

“Cara Mesor. Ti ho scelto perché mi piace il tuo modo di ragionare e perché sei ancora l’unica persona che riesce a tirare fuori quel barlume di umanità in me. Se esageri però, dovrò prendere dei provvedimenti anche nei tuoi confronti. Sei mia alleata o no? Certo che voglio la pace, adoro questo pianeta ed i suoi abitanti, ma se l’unico modo per ottenerla è la violenza, allora la useremo. Chiunque ostacoli i piani di rinascita di Traer verrà abbattuto”.

“Ti racconti balle. Se non ascolti le necessità di tutti ti comporti solo da egoista!”

“Stavolta non ti sto chiedendo un parere, Mesor. Farai come dico”.

Credo di aver comunicato correttamente il messaggio, perché abbassa lo sguardo e la sento tremare. Sono riuscito a spaventarla un po’, spero di non essere costretto a farlo di nuovo. Ci tengo a lei e non voglio perdere il suo supporto.

“Ok Folgor, non volevo essere irruenta. Solo che, la prossima volta che decidi qualcosa di simile, consultami e parliamone, magari posso convincerli a darsi una calmata”.

“Mi fido di te Mesor. Fai il possibile per togliermeli dai piedi. Adesso vai via per favore. Voglio restare solo a pensare”.

Sgattaiola via con il broncio. Non si aspettava questa reazione, non l’ho mai neanche sfiorata. Finisco di mettermi il mantello e faccio una passeggiata fuori al castello. Si trova sopra una collina e da lì vedo Crier dall’alto, pulsante di vita.

Sono preoccupato anche io di me stesso. Più passa il tempo, più sento la mia natura diventare gretta. C’è un conflitto dentro di me. È vero quello che dice Mesor. C’è stato un momento in cui volevo veramente la pace su Traer mettendo in atto azioni diverse, basate sul dialogo e sull’amore. Ma non ero io. Non ci riesco a farlo, è come ripudiarmi. Nonostante ciò, le mie azioni drastiche sono guidate dalla volontà del cambiamento, per migliorare le condizioni di un pianeta che ci chiede aiuto. L’obiettivo non è mai cambiato, evitare che questo mondo imploda, come è successo nel passato.

Ma non è solo questo. È vero, mento a me stesso, e l’ho fatto per troppo tempo. Traer mi serve per colmare il vuoto e la noia dentro di me. Lo farò diventare grande, ma allo stesso tempo voglio soddisfare il mio io. Il potere e la dominazione. Ogni volta che mi sintonizzo con i miei desideri inconsci, mi sento rinascere. Sono irrequieto e, se l’unico modo che ho per uscire da questo malessere è dare libero sfogo ai miei impulsi, allora direi che la strada è segnata. Dominare e schiacciare. Voglio che la mia oscurità esca fuori incontrollata per non avere più paura. Devo evitare che il buonismo di cui mi sono cibato freni la mia libertà. Forse ho capito lo scopo della mia esistenza. Ho paura che questo mondo sia troppo piccolo.